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15 Gennaio 2014

Sud Sudan: una crisi umanitaria e sanitaria ogni giorno più grande.

Sud Sudan: una crisi umanitaria e sanitaria ogni giorno più grande.

Ecco le ultime news dal campo

Nella situazione di crisi che perdura da ormai un mese in gran parte del Sud Sudan, giorno dopo giorno cresce il numero di sfollati costretti a fuggire dalle zone di guerra, nell’area nord-est del Paese, verso le località vicine. Un esodo che peggiora il già delicato quadro sanitario di queste persone, che vivono in campi spesso di fortuna e in condizioni oltremodo difficili.

Ecco in sintesi, i dati sullo stato di salute di feriti e di sfollati inviateci dal responsabile medico della nostra locale Ong Ali Arkangelo Association, e riportati sul “Bollettino Sanitario della Crisi del Sud Sudan” del 10 gennaio 2014, con i dati ufficiali delle Nazioni Unite, impegnate nel Paese.

          L’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite stima che, dall’inizio del conflitto, il 15 dicembre scorso, sono già oltre 201.000 il numero delle persone sfollate a causa della guerra. Di questi, 60.000 hanno trovato rifugio nei campi base allestiti dalle Nazioni Unite nelle aree colpite dal conflitto; 85.000 circa si trovano a Mingkman e Awerial nello Stato dei Laghi, accolti in missioni e campi di fortuna. Altre 23.500 circa hanno invece trovato rifugio nelle nazioni vicine come l’Uganda o il Kenya.

          Sono almeno 2.633 le persone ferite da armi da fuoco e altro nelle regioni interessate dal conflitto: tutti sono stati curati in diverse strutture sanitarie dislocate nei cinque Stati del Sud Sudan. Di questi, 176 persone sono state inviate ad altri ospedali fuori Juba per le dovute cure (principalmente per interventi chirurgici).

Solo tra il 2 ed il 10 gennaio 2014 sono stati 109 i feriti che sono stati mandati in ospedali fuori dal paese, dopo aver ricevuto le prime cure nei centri sanitari locali.

          Nelle aree di conflitto, un’adeguata assistenza medico-sanitaria è altamente ostacolata, specialmente a Bor, dove l’ospedale locale al momento non è più funzionante, a causa della elevata insicurezza.

          Con l’aumento del numero di sfollati, crescono di pari passo anche i rischi legati alla sanità.

Nei campi rifugiati di Juba e Bentiu ci sono stati i primi sospetti casi di morbillo che hanno fatto temere un’emergenza sanitaria: per questo in tutti i campi dove si trovano rifugiati sono state attivate delle campagne di vaccinazione contro morbillo e polio.

          Le principali malattie diffuse nei campi profughi di Juba, Awerial, Malakal e Bentiu risultano essere: malaria (21%), diarrea acuta (18%) e infezioni respiratorie acute (20%). Al momento non ci sono stati fortunatamente casi di morte per malaria o diarrea. 11.500 pazienti hanno ricevuto adeguati trattamenti sanitari nelle ultime due settimane.

          Le condizioni igienico-sanitarie in molti campi fanno aumentare giorno dopo giorno la preoccupazione e la paura di una potenziale epidemia di colera.

          Inoltre gli sfollati sono costretti a dormire in aree senza materassi e/o coperte e ciò aumenta notevolmente il rischio di infezioni del tratto respiratorio e la diffusione della malaria.

          La fascia di età più a rischio di malattie quali infezioni all’apparato respiratorio, malaria e diarrea riguarda i bambini sotto i 5 anni. Per questo si sono rese necessarie massicce campagne di vaccinazione per prevenire la diffusione di queste malattie. Nel campo sfollati di Juba è stata eseguita una campagna di vaccinazione: 20.988 bambini (tra 0 e 15 anni) hanno ricevuto il vaccino orale anti polio, 19.871 bambini (dai 6 mesi ai 15 anni) sono stati vaccinati contro il morbillo e 17.968 bambini (dai 6 mesi ai 5 anni) hanno ricevuto medicinali per sopperire alla carenza di vitamina A. Una campagna simile è stata effettuata anche a Bentiu ed ha interessato 3.898 bambini (da 0 a 15 anni) che hanno ricevuto vaccino anti polio e 4.629 bambini (dai 6 mesi ai 15 anni) che sono stati vaccinati contro il morbillo.

          L’Organizzazione Sanitaria Mondiale per il Sud Sudan sta supportando il Ministero della Sanità del paese per rafforzare il controllo di queste malattie in tutte le aree interessate dal conflitto.        Ma, allo stesso tempo, sono numerose le realtà locali ed internazionali operanti in ambito sanitario sul campo che si stanno attivando per soccorrere i malati ed i feriti a causa della guerra, come la stessa Ali Arkangelo Association che opera, col supporto di Cesar, nei 14 centri sanitari della Diocesi di Rumbek.

Questa la cartina che illustra la dislocazione nei diversi Stati del Sud Sudan ed il numero, anche se approssimativo, degli sfollati, colpiti dal conflitto tra Dinka e Nuer scoppiato lo scorso 15 dicembre:

 

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