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5 Maggio 2014

INFANZIE VIOLATE. IL DRAMMA DEL SUD SUDAN

 

 

 

Secondo l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, che in questi giorni è stata in Sud Sudan, sono più di 9.000 i bambini reclutati per combattere questa sporca guerra attorno al petrolio che dallo scorso dicembre sta devastando il Sud Sudan, tra violenze, morti, feriti e migliaia di sfollati in fuga dall’orrore. Una dichiarazione shock, che mette ancora una volta l’accento sul dramma dei bambini in Sud Sudan, violati, trascinati nel giogo delle violenze o più spesso ignorati e lasciati morire di fame.
Un dramma, come ha sottolineato Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu , che è certamente un “problema globale”: secondo l’agenzia, infatti, sono almeno 250 mila i bambini soldato nel mondo, e molti di loro sono bambine utilizzate come schiave sessuali.

Ban Ki-moon ha lanciato poi un appello al presidente Salva Kiir perché ponga immediatamente fine al conflitto, prima che l’incitamento all’odio etnico sfoci in una drammatica spirale di violenza “.

L’Alto commissario Pillay, che ha incontrato i due leader degli schieramenti in lite, si è detta inorridita dall’indifferenza con cui entrambi hanno accolto “l’evidente prospettiva di infliggere fame e malnutrizione su larga scala a centinaia di migliaia di cittadini, se non si risolve il loro conflitto”. La distruzione di raccolti e l’impossibilità di coltivare che le violenze portano, stanno infatti trascinando il paese in una sempre più drammatica emergenza fame, malgrado l’impegno di tante organizzazioni internazionali, come la nostra Ali Arkangelo Association che con il sostegno di Cesar, ogni giorno accoglie e cura nei suoi 14 centri ospedalieri bambini e giovani donne malnutriti e spesso gravemente malati.

Nel frattempo, però, secondo quanto riferisce la radio locale di Juba, Tamazuj, il segretario di Stato americano John Kerry, in una conferenza stampa a Juba, sabato scorso, ha annunciato che il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, è pronto ad incontrare il leader dei ribelli Riek Machar. Un segnale di speranza, anche se debole.

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