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12 Maggio 2014

SIGLATI GLI ACCORDI DI PACE, ORA E’ IL MOMENTO DI RICOSTRUIRE

         Machar

Lo scorso sabato il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, e il suo ex vice, Riek Machar, si sono incontrati ad Addis Abeba in Etiopia e dopo una lunga giornata di negoziati hanno sottoscritto un impegno per la cessazione delle ostilità che dallo scorso dicembre stanno interessando il Sud Sudan: un conflitto di matrice interetnica che in cinque mesi ha portato alla morte di decine di migliaia di persone e ad oltre un milione di sfollati, sullo sfondo della rivalità tra le tribù Dinka e Nuer, producendo massacri e atrocità contro i civili.

Atrocità o, meglio, veri e propri crimini contro l’umanità perpetrati da entrambe le fazioni, come denunciato dalla Divisione per i Diritti Umani dell’ONU nel report emanato lo scorso 8 maggio.

La Comunità Internazionale, tra cui prima di tutte la Chiesa, che per settimane hanno fatto forti pressioni verso i due contendenti, Salva Kiir e Machar, per arrivare ad una tregua e fermare l’orrore, anche con campagne pubbliche, ora applaudono all’accordo. Ma l’attenzione resta alta, nel timore che la tregua non venga mantenuta da tutte le fazioni coinvolte nella guerra. L’accordo prevede un Governo di transizione per attuare la modifica della Costituzione e poi elezioni per un nuovo Governo. Bisognerà quindi vedere in che modo cambierà la Costituzione, scritta meno di due anni fa, e chi guiderà il paese domani, perché in Sud Sudan, come in molti altri paesi, la corruzione è molto alta e questo non induce ad una stabilità.

Il dato però importantissimo è che nell’accordo siglato è esplicitamente detto che dovranno essere immediatamente attivati tutti i meccanismi necessari ad assistere una popolazione stremata ed al limite della sopravvivenza, anche con corridoi umanitari per soccorre le comunità più a rischio. Una popolazione già devastata da oltre cinquant’anni di guerra civile, che dopo meno di due anni di libertà e speranze di crescita, è ripiombata nel buio di un conflitto civile che ha portato ad almeno 10.000 morti ed oltre un milione di sfollati. Cui si aggiungono orfani e feriti. E intere città, villaggi e comunità, incendiate e distrutte. E per tutti, un grande nemico comune, LA FAME. Si parla infatti di più di 5milioni di persone a rischio per fame e indigenza, da aiutare subito.

Alle forti speranze di una pace duratura e definitiva, si somma dunque l’urgenza di intervenire subito, per evitare una strage ancor più grande. Per garantire alle nuove generazioni un futuro e aiutare il Sud Sudan a ricominciare davvero, per renderlo definitivamente diverso.

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