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3 Febbraio 2015

Sud Sudan, prosegue il rilascio e la reintegrazione in famiglie degli ex bambini soldato.

 

Dopo i primi 280 bambini, l’UNICEF e le organizzazioni partner annunciano che sono in corso la liberazione di altri 3000 ragazzi, tra gli 11 e i 17 anni. Secondo le stime dell’organizzazione delle Nazioni Unite, sono almeno 12mila i minori che nel 2014 sono stati reclutati e utilizzati come soldati da un gruppo armato ribelle. Le attività di diplomazia sono al lavoro ora dopo ora per assicurare il successo dell’operazione, che potrebbe essere la prima e più grande azione di smobilitazione di bambini soldato del paese. Il governo del Presidente Salva Kiir ha sottoscritto nel 2009 un Piano d’Azione con le Nazioni Unite per porre fine all’arruolamento e all’utilizzo di bambini e minori nelle azioni militari e nei conflitti, firmando anche la fine di molte altre gravi violazioni contro i bambini. Da allora, sono state moltissime le smobilitazioni di bambini e l’arruolamento di minori è stato rigorosamente vietato da direttive militari. E’ stata inoltre creata una unità speciale dell’esercito governativo dedicata alla tutela ed alla protezione dei bambini. Tutto sotto l’occhio vigile delle Nazioni Unite.

Ora, le Nazioni Unite hanno convinto anche il gruppo di ribelli guidati dall’ex leader David Yau Yau a smobilitare tutti minori. Ai ragazzi liberati vengono assicurate cure mediche, cibo, acqua e vestiti. Inoltre, prima di tornare in famiglia, inizieranno un percorso di sostegno psicologico, e riprenderanno a studiare o a seguire programmi di formazione professionale. Una delle difficoltà maggiori è identificare i bambini e cercare di riunire fratelli e famiglie, perché in Sud Sudan sono milioni gli orfani e i rifugiati dispersi anche all’estero. E’ un lavoro complesso che il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia porta avanti con impegno e l’aiuto di tutte le organizzazioni presenti sul territorio.

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