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17 Luglio 2015

PIU’ FORTI DELLA GUERRA

17/07/2015 – Non si può certamente raccontare il Sud Sudan senza parlare della guerra in atto e delle sue atroci conseguenze per la popolazione. Eppure, ci sono storie che vanno controcorrente e scelgono i terreni più difficili e improbabili per svelare la forza profonda della loro umanità, e raccontare di una speranza che non si lascia spegnere dal conflitto.

Ne è esempio l’esperienza di Valentino Achak Deng, 37 anni. Nato a Marial Bai e costretto alla fuga dalle milizie sudanesi a soli 7 anni, ha superato numerose insidie – dalle mine antiuomo ai coccodrilli – prima di arrivare nei campi profughi, in Etiopia e poi in Kenya. Qui ha imparato a leggere e a scrivere, e diventato più grande ha presentato domanda di asilo negli Stati Uniti, trasferendosi ad Atlanta. «La possibilità di studiare e la generosità che la gente mi ha dimostrato lungo il cammino hanno trasformato la mia vita» ammette Valentino, che è tornato in Sud Sudan con un unico obiettivo: sostenere l’istruzione, «la forza più efficace per sconfiggere i mali del mio Paese, dalla povertà al tribalismo, ai kalashnikov». E’ riuscito a costruire un collegio nella sua città natale, Marial Bai, e lì oggi coordina molte attività formative.

A dimostrazione di quanto l’intelligenza umana e la solidarietà siano più forti di ogni guerra è anche un’altra straordinaria storia. Due i protagonisti: da un lato il produttore americano Mick Ebeling, fondatore di un laboratorio di stampa 3D per la costruzione di protesi in Sud Sudan, dall’altro Daniel Omar, giovane sud sudanese di 14 anni a cui la guerra ha portato via entrambe le braccia durante un bombardamento. Le loro vite s’incrociano, e dopo un intenso lavoro, Daniel riceve la prima versione di un braccio stampato in 3D. Una protesi a tutti gli effetti, che gli ha permesso di tornare a mangiare da solo senza il bisogno di familiari o amici.

(fonti: La Repubblica, New York Times, The Next Tech)

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