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16 Luglio 2018

LA STORIA DI BOL GAI DENG

Condividiamo la storia di Bol Gai Deng, apparsa ieri sul sito del quotidiano La Stampa a firma di Lorenzo Simoncelli. Rapito in tenera età, poi adottato in America, oggi nutre sogni di pace per il “suo” Sud Sudan. Sogni molto concreti: vuole diventare presidente per riportare il Paese alla normalità dopo gli anni di doloroso conflitto.

 

L’ex bambino perduto del Sud Sudan che ora sogna di diventare presidente

Bol Gai Deng, sud-sudanese sulla trentina, con i suoi quasi due metri di altezza, di notte, lavora tra gli scaffali di Lowe’s, uno dei più grossi negozi di casalinghi d’America. Di giorno, invece, corre per diventare il nuovo Presidente del Sud Sudan, la più giovane Nazione al mondo, fresca di accordo di pace dopo 5 anni di una guerra civile costata la vita a 100mila persone. Una favola ambientata nei sobborghi di Richmond, capitale dello Stato di Virginia, iniziata nel lontano 1999, quando, ai cittadini sudanesi, soprattutto rifugiati, era ancora permesso l’ingresso negli Stati Uniti. Oggi, dopo l’entrata in vigore del «Muslim ban», l’ordine restrittivo di viaggio voluto dal Presidente americano Trump a Paesi africani come Sudan e Somalia, non sarebbe più possibile.

 

Una storia di coraggio

L’età anagrafica di Bol Gai Deng è dubbia, ma se si dovesse misurare per le esperienze di vita, si potrebbe paragonare a quella di quei vecchi saggi in grado di ammaliarti per ore con i racconti di mille peripezie. Rapito bambino da un gruppo di mujahidin sudanesi mentre viveva con i suoi genitori cristiani di etnia dinka e altri 12 fratelli in un villaggio del sud del Paese (allora il Sud Sudan non esisteva ancora ndr) è riuscito a scappare mentre era costretto a pascolare le mucche con le catene ai piedi. Una lunga fuga che lo ha portato prima a Khartum, capitale del Sudan, e poi a Il Cairo in Egitto. Dopo mesi passati in un campo di accoglienza per minori la chiamata per gli Stati Uniti. È arrivato in America senza identità, ma con un’etichetta, e non delle più incoraggianti: «Lost Boy (ragazzo perduto)». Da allora, però, grazie a mamma Jill, la coraggiosa donna americana che lo ha adottato, Bol Gai Deng si è ritrovato e di strada ne ha fatta parecchia. Superato l’ostacolo della lingua, grazie alle istituzioni locali ed alla sua nuova famiglia, la grande possibilità di accedere alla Commonwealth Virginia University. «Era l’unico tra i ragazzi sudanesi che fuori dalle lezioni pensava sempre a come poter migliorare la situazione nel suo Paese – racconta al Washington Post, Shawn Utsey, professore di psicologia e Direttore ad interim e del Dipartimento per gli studi africani dell’ateneo – si dava da fare per aiutare gli altri rifugiati e faceva campagne di raccolta fondi per costruire scuole ed ospedali in Sudan».

 

L’attivismo politico

Superata la delusione per non essere riuscito ad entrare nell’Fbi, Bol Gai Deng, giorno dopo giorno matura l’idea di candidarsi alla presidenza del proprio Paese. I primi contatti con il Dipartimento di Stato americano, ma soprattutto le dritte di William Leighty, direttore dello staff degli ex governatori repubblicani della Virginia Warner e Kaine, gli permettono di iniziare ad affinare le grezze doti oratorie. La pratica la fa nella Virginia Christian Alliance, chiesa cristiana conservatrice, da dove inizia la campagna di sensibilizzazione per il suo Paese. Proprio tra i fedeli recluta il suo staff, composto da un ex anchormen di una tv locale, incaricato a curare l’immagine, e un attivista repubblicano, ghost writer ufficiale. Tre mesi fa il primo comizio all’estero. Per motivi di sicurezza non lo ha potuto fare in Sud Sudan e così si è dovuto accontentare di Kenya, Uganda ed Etiopia dove si trovano 2,5 milioni di sfollati sud-sudanesi nei vari campi di rifugiati. Ha promesso democrazia, pace e una leadership non autoritaria, quella che, secondo l’ex ragazzo perduto, manca ai capi di Stato africani. «Se si candidasse in America vincerebbe sicuro perché è genuino e racconta la sua storia» afferma Shawn Utsey, professore di psicologia alla Commonwealth Virginia University.

Tra gli scaffali del grande magazzino americano i suoi colleghi lo chiamano già «Mr. President» e chi può contribuisce a finanziare la sua campagna elettorale. I 15 dollari all’ora che guadagna Bol Gai Deng bastano appena per pagarsi le spese e per fare un po’ di marketing personale sui social media. La sua pagina Facebook ha raggiunto quota 3600 «likes». Pochi giorni fa il Parlamento sud-sudanese, dopo aver ratificato il nuovo concordato di pace, ha esteso per altri tre anni l’incarico presidenziale a Salva Kiir, attuale leader del Sud Sudan, ma l’instabilità endemica del Paese potrebbe portare a nuovi inattesi capovolgimenti. Nel caso Bol Gai Deng è già pronto.

 

(fonte: lastampa.it)

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